Se l’esito positivo di un progetto lo si può riscontrare anche attraverso i numeri, si può allora dire che Bridge ha ottenuto buonissimi risultati.
In oltre tre anni di attività, ha coinvolto 145 minori (il target prefissato era 130), destinatari di 453 interventi psico-educativi individuali e 218 interventi/laboratori psico-educativi di gruppo. Gli adulti coinvolti sono stati invece 541, destinatari di 716 interventi psico-educativi individuali e 145 interventi di gruppo (psico-educativi e auto mutuo aiuto).
E poi c’è la parte informativa e divulgativa, che si è sviluppata attraverso 6 eventi pubblici, cui hanno partecipato circa 500 persone.
Dati che sono stati comunicati durante l’incontro “Bridge e housing sociale, il bilancio e le prospettive”, ospitato il 22 giugno a Palazzo Cordellina a Vicenza. È stata l’occasione per tracciare, appunto, il bilancio della prima parte di percorso sostenuto da Fondazione Cariverona (350.000 euro su un costo totale di 600.000 euro), di cui è stata capofila l’Ulss 8 Berica, ma anche per rilanciare il progetto stesso verso ulteriori sviluppi futuri.
«Questo progetto e i risultati raggiunti – commenta la dott.ssa Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale dell’Ulss 8 Berica – dimostrano la capacità della nostra Azienda di lavorare in rete con una pluralità di soggetti nel territorio, anzi proprio l’azienda socio-sanitaria può e deve essere il perno attorno al quale costruire alleanze virtuose e progetti innovativi. Come tutti i progetti legati ad uno specifico finanziamento, anche per Bridge era prevista una formale conclusione, ma l’esperienza raccolta non andrà certamente dispersa, al contrario sarà lo stimolo per pensare forme di presa in carico sempre più integrate tra servizi sanitari e socio-sanitari, tra ospedale e territorio, non incentrate solo sulla persona assistita, ma andando a comprendere in misura sempre maggiore anche il nucleo familiare nelle situazioni in cui questo necessita di supporto. Ringrazio dunque i finanziatori e le associazioni che hanno contribuito alle tante attività implementate, oltre naturalmente a Comune e Provincia che hanno reso possibile dare una sede anche fisica al progetto».

«Il progetto nasce per costruire un ponte tra ospedale e territorio, da qui il nome Bridge, ma questa è in generale una funzione strategica svolta tipicamente dai servizi socio-sanitari – evidenzia il dott. Achille Di Falco, Direttore dei Servizi Socio-Sanitari dell’Ulss 8 Berica –. Non si tratta solo di una dimensione logistica, ovvero di dove vengono erogare le prestazioni, ma anche e soprattutto di appropriatezza e completezza della presa in carico, o meglio ancora di uno sviluppo della cultura della presa in carico non solo della persona assistita ma anche della sua rete di sostegno. In tutto questo, l’esperienza di Bridge ci dimostra ancora una volta l’importanza del contributo che può offrire il mondo dell’associazionismo, con cui come Azienda abbiamo un dialogo costante e una stretta collaborazione su molti fronti di intervento, inutile ricordare come ognuno di Noi sia straordinario in qualcosa, il nostro compito è fare sinergia tra persone “straordinarie”».

«Nel post pandemia abbiamo visto un aumento significativo di richieste di trattamento e presa in carico ai servizi che si occupano di adolescenti e giovani con disturbi alimentari – spiega concentrandosi su questa specifica area di intervento del progetto la dott.ssa Alessandra Sala, responsabile del progetto Bridge e del Centro di riferimento provinciale per i Disturbi del Comportamento Alimentare e del Peso –. In linea con i dati internazionali che riportano un aumento fino al 30% dei casi e del 50% dei ricoveri per queste patologie, anche il Centro di riferimento provinciale di Vicenza si è trovato a fronteggiare un aumento di richieste e di progressivo abbassamento dell’età di esordio del disturbo. Ecco perché sarà importante continuare con il progetto Bridge, che è sicuramente innovativo».
Ma sotto quali forme il progetto continuerà? Le ha illustrate proprio la dott.ssa Sala durante l’evento: «Il progetto è stato ‘adottato’ da Vicenza for Children e dalla Fondazione Emanuela, Luigi e Maria Dalla Vecchia, che ne garantiranno il sostentamento economico. La prosecuzione è affidata alla dott.ssa Barbara Volpato, che ha l’incarico come referente psicologa-psicoterapeuta dall’inizio del Progetto. Le prospettive sono di diventare un riferimento socio-sanitario per la comunità, attraverso varie azioni: ad esempio, l’ampliamento della rete territoriale di partnership, la collaborazione con gli sportelli psicologici scolastici e con la rete degli psicologi di quartiere, l’apertura ai giovani del servizio civile e la collaborazione con l’Università di Padova per attività di ricerca. Il ponte tra ospedale e territorio verrà insomma consolidato per avere un proprio futuro sostenibile».
