SALUTE MENTALE, MISSIONE PREVENZIONE PRIMARIA

Il dott. Danieli, ex direttore del Dipartimento di Salute Mentale e della Unità Operativa Complessa “Psichiatria 1” dell’Ulss 8 Berica, traccia i motivi della complessità relativa alla prevenzione primaria in psichiatria e propone 10 tematiche per coltivare il dono del benessere psicologico.

In medicina la prevenzione si distingue in primaria, rivolta a persone sane o a rischio affinché non sviluppino i sintomi di una malattia, secondaria, che ha l’obiettivo di porre una diagnosi il più precocemente possibile per intercettare la malattia agli esordi, e terziaria, che riguarda gli interventi che mirano a ridurre la gravità e le complicanze di una malattia già manifesta allo scopo anche di favorire la riabilitazione e la riduzione dei deficit ad essa connessi.

Se per molti campi della medicina tutti i tre tipi di prevenzione sono sviluppati (pensiamo ad esempio alle campagne contro i tumori o le malattie cardiovascolari), non si può dire altrettanto della salute mentale, la quale può contare su ottimi strumenti di prevenzione secondaria e terziaria – e il progetto Bridge ne è un esempio – ma è sicuramente deficitaria per quel che riguarda la prevenzione primaria.

I motivi della carenza informativa

Il perché lo spiega il dott. Andrea Danieli, che è stato fino al 31 luglio 2022 direttore del Dipartimento di Salute Mentale e della Unità Operativa Complessa “Psichiatria 1” dell’Ulss 8 Berica e che oggi, raggiunta la pensione, continua a studiare e fare divulgazione proprio in questo settore: “Fare prevenzione primaria nel campo della salute mentale è difficile sia per i canali utilizzabili che per i contenuti trasmissibili. Se, ad esempio, nella prevenzione del tumore ai polmoni un messaggio da veicolare è diretto, ossia ‘smetti di fumare perché fa male’, che si può scrivere anche su un pacchetto di sigarette, come si fa a veicolare i concetti dello star bene con se stessi e del perseguimento del proprio equilibrio psicologico? Sono concetti complessi, difficilmente comunicabili attraverso spot, pubblicazioni agili e campagne mirate. Ecco perché bisogna agire su altri fronti”.

Un circolo virtuoso di buone pratiche

“Mi riferisco – continua il dott. Danieli – ad interventi psicoeducativi e psico-sociali che aiutino le persone a rendere più funzionale il proprio comportamento e ciò che per gran parte lo sottende, cioè il rapporto con il proprio pensiero e la gestione delle emozioni, per imparare ad affrontare le inevitabili difficoltà della vita con stili di comportamento e approcci psicologici più corretti. Questo lo si può fare e io mi sto impegnando da tempo attraverso incontri mirati rivolti a chi è già impegnato nel campo della psico-educazione: medici, associazioni, caregiver, insegnanti. Attraverso incontri pubblici e gruppi di approfondimento, è possibile, a mio avviso, innescare circoli virtuosi, una specie di volano grazie al quale, chi vi partecipa, può diventare a sua volta portatore di buoni contenuti e stimoli nei confronti dei propri interlocutori, siano essi pazienti, studenti, assistiti o semplici amici e conoscenti”.

 

Il dolore e la sofferenza

Ma quali sono le azioni da mettere in pratica per fornire contenuti psicoeducativi che possano attivare percorsi di prevenzione relativamente ai disturbi psicologici? “Partendo dalla mia esperienza clinica e dello studio delle basi scientifiche e culturali del benessere psichico, ho definito un distillato di concetti. Occorre innanzitutto spiegare la differenza tra il dolore e la sofferenza: il primo è un campanello d’allarme, che segnala la necessità di comprenderne ed affrontarne le cause; la seconda, invece, si manifesta quando il dolore perde la sua funzione di segnale e si cronicizza. Calandoci nella sfera psichica, sono ad esempio dolori la tristezza, che nasce da una condizione di perdita, e l’ansia, che anticipa un possibile pericolo futuro. Se non riesco ad affrontare o accettare il dolore del possibile pericolo futuro e di una perdita, rimango in continuo contatto con il dolore senza superarlo ed entro, quindi, in una condizione persistente di sofferenza. Ne deriva che la mia vita migliora quando cambio il modo di rapportarmi con la mia sofferenza, attribuendo invece il giusto significato al dolore”.

10 temi fondanti dell’essere umano e strumenti di autoaiuto personale

Sulla base dei suoi studi, il dott. Danieli ha individuato 10 temi fondanti e caratteristici dell’essere umano, la cui alterazione influisce negativamente sulla salute mentale, ma sui quali possiamo attivamente operare degli importanti cambiamenti. “Ho tentato di costruire una matrice – spiega – che sia d’ausilio per coltivare il proprio benessere psicologico. Si tratta di un insieme di contenuti sulla comprensione e sulla gestione del proprio mondo psichico. Li possiamo intendere come strumenti di auto aiuto e di empowerment personale. Il ragionamento che propongo è spiegare l’importanza di queste tematiche, rendere consapevoli delle loro distorsioni quando si rimane nella trappola della sofferenza, che si nutre di vissuti di pericolo e di perdita, e proporre molti stimoli per modificare queste alterazioni, al fine di affrontare diversamente la sofferenza e poterla evitare”.

“Il primo tema è l’apprendimento, una caratteristica che ci accompagna per tutta la vita, perché in ogni istante noi impariamo qualcosa. Vi è poi il linguaggio: la nostra mente è fatta di parole e, quindi, il linguaggio influisce moltissimo su di essa. La terza tematica sono le emozioni, ossia la nostra capacità di ‘sentire’ la realtà. La quarta è il pensiero, che cerca di trovare spiegazioni del Mondo (e di Noi stessi) ed interagirvi. Dobbiamo imparare che noi non siamo i nostri pensieri, che il pensiero è una funzione della mente orientata a elaborare spiegazioni ed idee, che sta a noi accogliere o tralasciare”.

“Il quinto tema – continua il dott. Danieli – è la razionalità, che ci permette di distinguere le cose e collegarle. Soprattutto ci permette di distinguere ciò che è in nostro potere per impegnarsi in esso, da ciò che non lo è e che, quindi, non possiamo che accettare. Sesto fattore: l’agire, ossia ciò che facciamo. Ci serve capire che noi siamo molto di più la direzione in cui vogliamo andare rispetto a ciò che siamo stati e che ci è successo. Per questo il nostro agire, il nostro comportamento, deve essere orientato dalla nostra etica (e questa è la settima tematica), la quale definisce cosa per noi è importante fare e cosa no e, quindi, ci dà una direttrice per il nostro agire, e dalla capacità di ridurre, togliere e sintetizzare (ottavo punto): impegni, desideri, aspettative, abitudini comportamentali ”.

L’analisi prosegue con gli ultimi due punti: “Il nono riguarda l’importanza di vivere il presente, concentrandosi sul qui e ora, unico tempo del nostro vivere reale, evitando di vivere ‘altrove’ nei problemi del passato o nell’ansia del futuro. Il decimo fattore prende spunto dallo spazio della nostra vita tra la nascita e la morte. Se siamo sani e vivi, il tema della nostra futura morte ci spinge a ‘giocarci’ al meglio la nostra vita, impegnandoci a realizzare al massimo i nostri progetti, e ci permette un angolo di visuale più autentico sui nostri attuali problemi”.

“Ritengo – conclude il dott. Danieli – che se impariamo, sia nel benessere sia quando ci troviamo in difficoltà e viviamo un  dolore psichico, ad affrontare questi aspetti della vita in modo più consapevole, corretto ed efficace, possiamo veramente evitare che quel dolore si trasformi in sofferenza, inficiando quindi la nostra salute mentale. E cosa è, questa, se non prevenzione primaria?”.

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